Contenuta in un bicchiere di vetro può sembrare solida come budino, sempre uguale a se stessa, ma come sa bene un surfista che vi si bagna ogni giorno, l’acqua sa essere sempre diversa.
Se guardi l’oceano solo da distante, fai fatica a credere quanto questo sia capace di essere diverso da se stesso, giorno dopo giorno, ma è un pensiero incredibilmente facile da realizzare quando ci sei immerso, specie di mattina.
Standoci dentro, quotidianamente, inizi a notare, a sentire, i tanti piccoli dettagli che compongono l’oceano. Il mare è femmina, c’è una sorta di sentimento materno che ne regola il comportamento e che avverti solo quando sei la fuori a galleggiare, ad aspettare la tua onda.
La gente forse non lo immagina, ma chi fa surf, immerso a lungo in acqua leggermente fredda, finisce anche per perdere peso, lasciando una parte della sua energia all’oceano, in uno scambio calorico e salutare.
L’acqua non è l’unica cosa ad essere costantemente in flusso nel nostro pianeta, ma è quella che porta davanti ai nostri occhi il principio di indeterminazione formulato da Heisenberg.
A ben guardare tutti gli elementi, tutta la materia si comporta come l’acqua, vibrando in una danza ondulatoria: nel mondo tutto si comporta come se fosse energia, e l’energia come se fosse materia appare e scompare, è eterna, perpetua, cambia senza sosta.
Viviamo l’eterno rinnovarsi dell’antagonismo tra materia e spirito, il corpo terreno e corrotto è sempre opposto all’idea di un’anima trascendentale che vi preesiste, e che gli sopravvive. È l’atavico scontro tra la stagnazione dell’acqua marcia, diremmo noi qui, e le rapide modificazioni della fiamma viva, centrifuga e trascinante. L’acqua e il fuoco, apparentemente distanti, rappresentanti di opposte fazioni, sono in realtà legati da un vincolo di parentela strettissimo.
Esiste un esperimento dal nome nobile e potente, che mostra come sia proprio dalle fiamme che l’acqua prenda vita. L’esercitazione si chiama miscela tonante, e come ogni deflagrazione che si rispetti è velocissima, si consuma in pochi attimi, avviene in meno di un istante. Se provate a filmare l’esperimento con una telecamera assicuratevi di poter riprendere almeno cinquemila fotogrammi al secondo, dovete essere duecento volte più veloci dello standard cinematografico adottato dalla maggior parte delle telecamere in commercio, per poter notare qualcosa nel vostro filmato. La telecamera che vi serve è velocissima, ignora i limiti dell’occhio umano che percepisce la realtà in modo continuo; la nostra retina rimane eccitata per diversi millisecondi da quello che registra, a seconda dell’intensità e della durata della stimolazione a cui è sottoposta.
Il combustibile è una miscela gassosa di idrogeno e ossigeno, solitamente contenuta in un palloncino, o in una bolla di sapone che la imprigiona. Quando avviene il boato non c’è materia liquida ma, se l’esplosione è ripresa al rallentatore, nel filmato che la riprende si vedranno nascere delle gocce d’acqua dalla fiamma.
Quello che accade è la versione ridotta di quanto avvenne accidentalmente il 17 ottobre 1913 quando, durante uno dei primi voli di prova, un motore dello Zeppelin LZ 18 si incendiò causando l’esplosione del dirigibile e uccidendo tutto il suo equipaggio. Mentre il dirigibile saliva, dalle sue valvole inferiori era uscito dell’idrogeno gassoso che si era unito all’ossigeno dell’aria, creando un’enorme sacca di gas tonante, lo stesso contenuto nella nostra piccola bolla, pronto a esplodere qualora raggiunto da una fiamma.
Non appena si fornisce energia alla miscela si consuma un’esplosione fragorosa, ciò che rimane è spento. Una volta consumato il suo alimento la fiamma si risolve in un urlo assordante, come un bambino davanti a una sorpresa estratta dal suo pacco.
L’acqua degli oceani e dei ghiacciai, la casa dei calamari, delle alghe e delle balene è il prodotto della combustione di un gas, del gas del sole. Strano, ma vero. Il freddo e l’umido nascono dal caldo e dall’asciutto. Le gocce che scopriamo dentro una provetta in cui è esplosa la miscela tonante sono ciò che estingue il fuoco, ma che è lui stesso a generare. È la vecchia storia degli opposti che si attraggono, ma qui non si limitano ad attrarsi o respingersi, accade che un elemento generi ciò che lo conduce all’esaurimento.
Se l’acqua corre, scorre e muove turbine, nemmeno il fuoco può essere posseduto come un oggetto, come una cosa. Bisogna prendersi cura della fiamma, preoccuparsene come se fosse cosa viva. La fiamma non alimentata muore. Una sostanza non può essere bruciata di nuovo, la fiamma ha sempre fame di alimenti freschi; non è romanticismo, ma una pura e semplice verità fisica.
La fiamma è viva, è energia. Non identifichiamo il fuoco con la sua massa, come facciamo con tutto il resto. Ve l’ho detto, qui le cose non si misurano in centimetri o in grammi, qui conta solo la temperatura. Questa è una scultura termica e, come per ogni scultura, conta l’esperienza che il nostro corpo compie quando la incontra.
Esiste una stampa giapponese che raffigura un elefante attorniato da una commissione di ciechi incaricati della sua identificazione. Mi fa venire in mente la leggenda indiana secondo cui il primo, abbracciando una gamba, dice: «è un albero!». «È vero», dice il secondo, che nel frattempo ha scoperto le orecchie. «Queste sono le foglie». «Nient’affatto», dice il terzo, facendo scorrere la mano sui fianchi, «questo è un muro!». «È una fune!» grida il quarto afferrando la coda. «È un tubo» grida il quinto che ha a che fare con la proboscide.
Siamo noi davanti al fuoco: rigidi e impacciati davanti alla sua reattività, navighiamo nel buio, a tastoni, senza riferimento alcuno.
In a drinking glass it may seem solid as pudding and always the same, but as a surfer immersed in it every day knows well, water is always different.
If youlook at the ocean from a distance, you find it hard to believe how different it can be, day after day, but it’s a thought that easily comes to mind when you are immersed in it, especially in the morning.
When you are in it, every day, you begin to swim and become aware of the many minute details that make up the ocean. The sea is feminine; there is a kind of maternal feeling that controls its behavior and that you only sense when you are out there floating and waiting for your wave.
Perhaps people don’t imagine it, but those who surf, immersed for a long time in fairly cold water, also end up losing weight and leave some of their energy in the ocean in a beneficial transfer of calories.
Water is not the only element that is constantly flowing on our planet, but it is the one that shows us the principle of indetermination formulated by Heisenberg.
As a matter of fact, all elements and all matter behave as water, vibrating in a wavelike dance: everything in the world flows as if it were energy, and energy as if It were matter, appears and disappears, is eternal, perpetual and endlessly changing.
We are experiencing the eternal renewal of the antagonism between matter and spirit, the worldly and corrupted body is always opposed to a transcendental spirit that pre-exists and survives it. It is the atavistic clash between the stagnation of putrid water, we would say here, and the rapid changes of the open flame, centrifugal and captivating. Water and fire, apparently distant, representatives of opposing factions, are in reality linked by very close family ties.
There is an experiment with a noble and powerful name that shows how water takes shape from the flame. The exercise is called a “detonating mixture” and like any deflagration worthy of respect is very fast, burns out in a few seconds and occurs instantly. If you try to film the experiment with a video camera make sure to be able to shoot at least five thousand frames per second; you must be two hundred times faster than the cinematographic standard adopted by most of the video cameras on the market to be able to notice something on the footage. The camera you need must be very fast and ignore the limits of the human eye that perceives reality in a continuous manner; our retina remains aroused for several milliseconds by what it records, depending on the intensity and on the duration of the stimulation to which it is exposed.
Fuel is a mixture of hydrogen and oxygen gases usually contained in a balloon or in a soap bubble that captures it. When the explosion occurs, there is no liquid matter but, if the explosion is filmed in slow motion, we will see droplets of water falling from the flames on the footage.
What happens is a reduced version of what accidentally happened on October 17th 1913 when, during one of the first test flights, an engine of the Zeppelin LZ18 caught fire and triggered the explosion of the airship killing its entire crew. As the airship rose, hydrogen gas began to leak from its two lower valves and mixed with oxygen in the air, creating a huge pocket of detonating gas, the same contained in our little bubble, ready to explode when reached by a flame.
As soon as energy is supplied to the mixture, a loud explosion is sparked and what remains is extinguished. When its fuel is consumed, the flame dies out with a deafening roar like that of a child opening a surprise package.
The water of oceans and glaciers, the home of squid, algae and whales, is the product of the combustion of gas, gas that comes from the sun. Strange but true. The cold and wet come from the hot and dry. The drops we see in a test tube in which the “detonating mixture” has exploded are what extinguishes the self-generated fire. It is the usual story of opposites that attract each other, but are not limited in this case to attracting or repelling, what occurs is that one element generates what causes its exhaustion.
If water runs, flows and moves turbines, not even fire can be possessed as an object, as a thing. The flame must be taken care of and nurtured as if it were a living object. The unfueled flame dies. A substance cannot be burned twice. The flame is always hungry for fresh fuel: this is not romanticism, but a pure and simple physical truth.
The flame is alive, it is energy. Let’s not identify fire with its mass, as we do with everything else. As I said, things are not measured in centimeters or in grams here, only temperature matters. This is a thermal sculpture and as for any sculpture, what matters is the experience that our body concludes when they meet.
There is a Japanese print that portrays an elephant surrounded by a group of blind people responsible for identifying it. It brings to mind the Indian legend according to which the first blind person, hugging the leg of the animal, says: “It’s a tree!” “It’s true”, says the second, who, in the meantime has discovered the ears. “These are leaves”. “Not at all”, says the third, passing his hands on the sides, “this is a wall!” “It’s a rope!” cries the fourth grabbing the tail. “It’s a pipe” shouts the fifth who is dealing with the proboscis.
There we are in front of the fire: stiff and uneasy in front of its reactivity, we grope in the dark, feeling our way without any reference at all.